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La stagione delle ciliegie è ufficialmente partita, portando con sé un mix di attese e sorprese legate ai prezzi record e alla qualità del prodotto. Quest’anno, infatti, i costi delle ciliegie raggiungono livelli mai visti prima, suscitando grande attenzione sia tra i consumatori che tra gli operatori del settore.
Le prime cassette di ciliegie nazionali, arrivate nei mercati all’ingrosso come il CAAB di Bologna, sono state vendute a prezzi stellari: 25-30 euro al chilogrammo per le primizie pugliesi, con varietà come Early Bigi e Bigarreaux coltivate in impianti coperti per anticipare la stagione. Nonostante la qualità iniziale sia ancora in fase di rodaggio, l’avvio della campagna ha fatto immediatamente schizzare i prezzi, confermando il valore di uno dei frutti più attesi dell’estate.
A Milano, la tendenza non è diversa: il prezzo al dettaglio ha superato i 23 euro al chilogrammo, trasformando la ciliegia in un vero e proprio bene di lusso. Questo dato è stato evidenziato da un’analisi di Coldiretti, che denuncia raccolti scarsi, importazioni poco trasparenti e forti squilibri nella filiera. Il prezzo record delle ciliegie si avvicina a quello delle primizie natalizie – che possono superare i 30 euro al chilogrammo – sottolineando la crisi produttiva che sta coinvolgendo il settore.
La Puglia, regione leader nella produzione di ciliegie con il 30% della produzione nazionale, ha subito un calo drastico del raccolto a causa di gelate tardive tra marzo e aprile che hanno compromesso le fioriture. Le varietà precoci come “Georgia”, “Bigarreau” e la rinomata “Ferrovia” hanno pagato il prezzo più alto: in alcune zone del sud-est barese la riduzione del raccolto è stimata tra il 70% e il 100%. Le condizioni meteorologiche avverse si sono sommate a piogge intense e grandinate di maggio, danneggiando ulteriormente i frutti in maturazione.
Questo crollo dell’offerta nazionale si riflette inevitabilmente sui prezzi, ma non è l’unico fattore in gioco. Coldiretti segnala anche la presenza sul mercato di ciliegie estere provenienti da Marocco, Tunisia ed Egitto vendute come italiane, creando confusione e ulteriori tensioni nella filiera. La richiesta da parte dei consumatori resta elevata, complicando ulteriormente l’equilibrio tra domanda e offerta e spingendo i prezzi verso l’alto.
Nel modenese, la situazione è leggermente più favorevole grazie a condizioni climatiche più miti e all’adozione di tecniche colturali innovative. Qui si prediligono varietà di ciliegie grandi, croccanti e più resistenti agli agenti atmosferici, affiancate dall’uso di teli multifunzione che proteggono i frutti da insetti, grandine e pioggia eccessiva, fattori che possono compromettere la qualità del raccolto.
La produzione di Durone di Vignola IGP, riconosciuta e certificata, permette inoltre di entrare in mercati con prezzi più elevati e stabili, nonostante la difficoltà complessiva del settore. Tuttavia, il Consorzio della Ciliegia di Vignola IGP ha recentemente rinunciato alle campagne promozionali per il 2025, segno della complessità del momento per il comparto cerasicolo italiano.
Il caro-ciliegie si staglia in netto contrasto con l’andamento dei prezzi di altre varietà di frutta estiva. Fragole, meloni, pesche e nettarine negli ultimi giorni hanno visto cali significativi nelle quotazioni all’ingrosso, grazie a raccolti abbondanti e una domanda più debole. Fragole e pesche, per esempio, hanno registrato ribassi rispettivamente del 9,9% e del 14,2%, offrendo un quadro di offerta più accessibile rispetto all’esclusività delle ciliegie.
La ciliegia (frutto del Prunus avium) è un frutto che mantiene una forte stagionalità, maturando principalmente tra fine primavera e inizio estate. Il nome deriva dal latino volgare ceresia, a sua volta originario del greco kérasos, legato alla città di Cerasunte in Ponto, da dove furono importati a Roma i primi alberi di ciliegio nel 72 a.C.
In Italia, le principali varietà sono i duroni, più grandi e scuri, e le tenerine, più piccole e chiare. La Puglia si conferma la regione trainante della produzione nazionale, seguita da Campania, Emilia-Romagna e Veneto. Nel 2023 la raccolta italiana si è attestata intorno a 100 mila tonnellate con un’importazione di circa 12 mila tonnellate provenienti soprattutto da Grecia, Spagna e Turchia.
La coltivazione della ciliegia è particolarmente impegnativa a causa della delicatezza del frutto e della sua sensibilità alle condizioni climatiche, che ne determinano la resa e la qualità. Le innovazioni agronomiche e la certificazione di qualità rappresentano strumenti fondamentali per garantire la sostenibilità economica della cerasicoltura in Italia.