Curiosità

Negli Stati Uniti la macchina è la nuova sala da pranzo. In Italia potrebbe mai succedere?

Sempre più americani mangiano da soli in auto, per praticità e abitudine. Ma nella cultura del cibo italiana, il volante può davvero sostituire una tavola?

Negli Stati Uniti l’auto non è solo un mezzo di trasporto: è ormai diventata la nuova sala da pranzo. Secondo i dati presentati al National Restaurant Show da Technomic, un numero sempre crescente di americani consuma i propri pasti direttamente seduto sul sedile anteriore, tra una commissione e l’altra.

I numeri parlano chiaro: rispetto al 2019, il consumo di colazioni da fast food in auto è aumentato dell’8%, quello del pranzo del 5% e perfino gli snack acquistati nei ristoranti con servizio al tavolo registrano un +11% di consumo in macchina. Il fenomeno riguarda soprattutto i pasti consumati da soli, senza amici, colleghi o famiglia.

La macchina come “terzo luogo”

Secondo Robert Byrne, direttore degli studi di consumo per Technomic, l’auto è diventata una sorta di “terzo spazio”, né casa né ufficio, ma uno spazio personale dove mangiare, telefonare, guardare video e — naturalmente — pubblicare contenuti sui social. TikTok è pieno di food reviewer che assaggiano panini e street food seduti in auto, con il cruscotto a fare da set improvvisato.

Il tutto è stato accelerato dalla pandemia, quando il dine-in nei locali era vietato o fortemente limitato. In quel periodo molti americani hanno scoperto il comfort del take away da consumare in auto, e questa abitudine è rimasta anche dopo il ritorno alla normalità.

E in Italia? Cultura del cibo e pausa pranzo “umana”

Viene naturale chiedersi: potrebbe mai funzionare una cosa del genere in Italia? Difficile dirlo. La cultura gastronomica italiana si basa su rituali che vanno ben oltre il pasto in sé. Il tempo della tavola è ancora considerato un momento di relazione, pausa e qualità. La colazione al bar, il pranzo con i colleghi, la cena in famiglia: tutte occasioni che, per quanto rapide, mantengono un valore sociale forte.

Mangiare in auto, per noi, non è ancora “normale”, ma piuttosto una soluzione d’emergenza — una focaccia al volo tra un appuntamento e l’altro. In un paese dove il concetto di “street food” è legato alle fiere di paese o ai mercati cittadini, l’idea di consumare quotidianamente un pasto da soli, al chiuso di un abitacolo, stride con il nostro modo di vivere il cibo.

Il cibo come gesto, non solo consumo

La differenza non è solo logistica, è culturale. Negli Stati Uniti il pasto è spesso funzionale, in Italia è ancora un piccolo rito. Per questo, almeno per ora, è difficile immaginare un’intera generazione italiana che preferisca il volante a una tavola apparecchiata.

E forse va bene così. Perché in un mondo sempre più veloce, difendere i tempi del cibo è difendere anche un pezzo della nostra identità.

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Paolo Terraneo