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Pomodori, primosale, acciughe e olio buono: pochi ingredienti per un morso che racconta l’Isola. Non è solo street food, è identità
Ci sono piatti che non hanno bisogno di reinventarsi, perché nella loro semplicità portano dentro secoli di abitudini, mani sapienti e sapori senza tempo. Il pane cunzato – letteralmente “pane condito” – è uno di questi. È un panino che nasce povero, ma che oggi è un inno all’autenticità gastronomica della Sicilia. Si prepara in pochi minuti, ma ogni morso parla della terra da cui arriva: sole, fatica, condivisione.
Perfetto per un pranzo veloce, per una merenda sul mare o per riempire la tavola di un picnic d’estate, il pane cunzato è uno di quei piatti che non hanno bisogno di presentazioni, solo di ingredienti veri.
Come tutte le ricette di popolo, anche il pane cunzato ha mille varianti, tutte veraci. C’è chi aggiunge olive nere, capperi, pomodori secchi. Chi lo arricchisce con melanzane sott’olio, chi lo preferisce solo con olio e sale. In ogni casa siciliana ha una sfumatura diversa, ma la base resta: buon pane, olio generoso, sapori intensi.
Il pane cunzato è la Sicilia nel palmo della mano. È il panino che si mangia in piedi davanti al mare, che sazia e consola. È quella cucina che non ha bisogno di effetti speciali, perché si affida alla verità degli ingredienti. Come tutti i grandi classici, si fa in silenzio e si racconta da solo.
Se non l’avete mai provato, è il momento. Se lo conoscete già, sapete bene che basta un morso per tornarci.