Tenerumi, eccellenza siciliana tra tradizione culinaria e sostenibilità in cucina

Nel cuore della tradizione contadina siciliana, dove la cucina si fa arte del recupero e dell’ingegno, emergono piatti capaci di trasformare gli ingredienti più umili in vere e proprie eccellenze gastronomiche. Tra questi spicca la minestra con i tenerumi, una ricetta simbolo della cucina antispreco tipica del ragusano, e ormai diffusa in molte zone della Sicilia, da Palermo fino alle province meridionali.

Che cosa sono i tenerumi?

I tenerumi sono le parti più tenere, ovvero germogli e foglie, della zucchina lunga denominata Lagenaria Longissima, conosciuta anche come zucchina pergola o zucchina serpente, caratterizzata dalla sua forma allungata e dal colore verde chiaro. Questa varietà di zucchina può superare facilmente il metro di lunghezza ed è diffusa soprattutto nelle regioni del Sud Italia. In siciliano, i tenerumi sono chiamati “tinniruma” o “caddi ri cocuzza” e vengono raccolti prevalentemente nel periodo estivo.

Il loro utilizzo nasce dall’antica cultura contadina meridionale, dove ogni parte della pianta veniva valorizzata per non sprecare nulla. Il sapore dei tenerumi è delicato ma deciso, con una lieve nota di dolcezza, e sono apprezzati non solo per il gusto ma anche per le loro proprietà nutrizionali: sono ricchi di vitamine, magnesio, potassio e hanno effetti diuretici e depurativi.

Come si preparano i tenerumi in cucina?

Prima di essere impiegati in cucina, i tenerumi devono essere accuratamente mondati, eliminando i gambi più duri e lavati abbondantemente sotto acqua corrente. I tenerumi si prestano a molteplici preparazioni: possono essere saltati in padella con pomodoro e olio extravergine d’oliva, diventare l’ingrediente principale di una frittata, oppure arricchire zuppe a base di patate. Tuttavia, la preparazione più celebre rimane la minestra di tenerumi, piatto estivo per eccellenza, che unisce sapore e tradizione.

Ricetta tradizionale della minestra con tenerumi

La ricetta tipica prevede l’uso della zucchina lunga mondandola e tagliandola a cubetti, e l’aggiunta dei tenerumi solo verso fine cottura per preservarne la tenerezza. Si soffrigge la cipolla in olio extravergine d’oliva, si uniscono zucchine e pomodoro, si aggiunge acqua e basilico per insaporire, e infine si cuociono gli spaghetti spezzati direttamente nella minestra.

Un’altra versione, molto diffusa e apprezzata in Sicilia, prevede la cottura dei tenerumi in acqua salata, da utilizzare poi come base per far cuocere la pasta tipo “tripoline”. In padella si prepara un soffritto di cipollotto e olio con peperoncino a piacere, si aggiungono i tenerumi per insaporire e si completa la cottura della pasta nel sughetto ottenuto. Alla fine non manca una generosa spolverata di formaggio grattugiato, come caciocavallo stagionato o pecorino pepato, e l’aggiunta di basilico fresco.

La tradizione e l’ingegno di Giuseppe Coria

Il valore culturale e gastronomico dei tenerumi è stato approfondito anche da Giuseppe Coria, figura di spicco nella valorizzazione della cucina siciliana, che ha dedicato numerosi studi e pubblicazioni alla tradizione enogastronomica dell’isola. Ex colonnello dell’Esercito Italiano, Coria ha saputo raccontare con passione il patrimonio culinario siciliano, contribuendo a portare alla ribalta nazionale prodotti come il Cerasuolo di Vittoria e ricette tradizionali come quella della minestra con i tenerumi.

Grazie a questa eredità, i tenerumi non sono più solo un ingrediente di nicchia, ma un simbolo della cultura alimentare che unisce rispetto per la natura, gusto e salute, capace di affascinare e nutrire chiunque voglia scoprire la Sicilia autentica e il suo saper fare cucina.

Published by
Francesca Ariosto