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Le sue origini si perdono tra le province di Mantova, Cremona e Verona, dove la si preparava per le feste, per la domenica, o semplicemente per sentirsi bene
Non tutti i dolci fanno spettacolo. Alcuni sussurrano. La torta sabbiosa è così: niente creme in vista, nessuna glassa, zero ammiccamenti. Solo burro, uova, fecola e ricordi. È la torta delle cucine col camino, delle credenze in legno, delle mani infarinate che non misurano ma “vanno a occhio”. Eppure – o forse proprio per questo – conquista sempre.
Una fetta e sei altrove. Tra Veneto e Lombardia, ma anche nel cuore di ogni colazione che vuole profumare di casa.
“Sabbiosa” non è un vezzo poetico, ma una descrizione precisa. L’impasto si scioglie in bocca come sabbia umida tra le dita: friabile, granuloso, inconfondibile. Il segreto? La fecola di patate, che sostituisce la farina tradizionale e regala quella consistenza impalpabile che ha reso questo dolce un mito da credenza.
Il burro, invece, fa il resto: tanto, generoso, senza compromessi. Niente dieta, ma pura coccola antica.
Le sue origini si perdono tra le province di Mantova, Cremona e Verona, dove la si preparava per le feste, per la domenica, o semplicemente per sentirsi bene. Non c’era Instagram, ma c’era chi la faceva a memoria, tramandando la ricetta come si fa con un gesto affettuoso. Ogni famiglia ha la sua sabbiosa. Ogni forno, un profumo diverso.
E la chiamavano la “torta del tre”, perché tutto era in equilibrio: 300 grammi di fecola, 300 di zucchero, 300 di burro, 3 uova. Più un soffio di limone e un pizzico di lievito. Tutto lì. Eppure, magia.
Ingredienti:
300 g di fecola di patate
300 g di zucchero
300 g di burro morbido
3 uova
scorza grattugiata di un limone non trattato
½ bustina di lievito per dolci
Procedimento:
Monta il burro con lo zucchero finché non diventa chiaro e spumoso. È qui che nasce la leggerezza.
Aggiungi le uova, una alla volta, incorporandole bene.
Unisci la fecola setacciata, il lievito e la scorza di limone. Mescola con delicatezza.
Versa l’impasto in uno stampo imburrato e infarinato.
Inforna a 180°C per 40-45 minuti. Il profumo farà il resto.
Falla raffreddare, poi coprila con una nevicata leggera di zucchero a velo.
C’è chi aggiunge una lacrima di grappa o di rum, per scaldare l’anima. Chi mescola un po’ di farina di mandorle per una texture più densa. Chi la taglia a cubotti e la mette su un vassoio rustico, chi la serve con marmellate casalinghe, chi ci affonda il cucchiaio insieme allo yogurt greco o a una crema al mascarpone.
La torta sabbiosa non cerca applausi. Si fa mangiare in silenzio. E quel silenzio sa di felicità.