Giocattoli che parlano, ricordano e insegnano: ma cosa succede al cervello dei bambini?

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Presto i nostri figli potranno giocare con bambole e giocattoli "intelligenti" ma gli esperti avvertono sui rischi (anche gravi)-sfogliatelleattanasio.it

Franco Vallesi

Agosto 6, 2025

L’intelligenza artificiale entra nella vita dei bambini attraverso i giocattoli: tra entusiasmo e preoccupazioni, gli esperti invitano alla cautela.

Anche il mondo dell’infanzia, finora relativamente risparmiato dalla penetrazione dell’intelligenza artificiale, sta per vivere una trasformazione radicale. Secondo le stime più recenti, il mercato dei giocattoli con funzionalità AI passerà da 42 miliardi di dollari nel 2025 a 224 miliardi entro il 2034, con un’espansione così rapida da coinvolgere ogni fascia d’età. A lanciare l’allarme è la psicologa Marianne Brandom, che ha affidato le sue riflessioni a Psychology Today, sottolineando i rischi per lo sviluppo cognitivo dei bambini più piccoli.

Il momento decisivo, secondo molti analisti, potrebbe arrivare già dal prossimo Natale, con l’introduzione di una nuova generazione di bambole intelligenti, capaci di conversare, ricordare e interagire con i bambini in tempo reale. A guidare questa rivoluzione è Mattel, che ha appena annunciato una partnership strategica con OpenAI per integrare tecnologie conversazionali nei propri prodotti. I primi prototipi sono già fonte di entusiasmo da parte di rivenditori come Maziply Toys, che scrive: “Immagina questo: tua figlia entra nella stanza e dice ‘Ciao Barbie, com’è andata la giornata?’ E Barbie risponde davvero. Non con frasi preimpostate, ma con conversazioni vere”.

Intelligenza artificiale e infanzia: cosa dicono gli esperti

A preoccupare, però, non è tanto la tecnologia in sé, quanto l’impatto a lungo termine che questa potrebbe avere sui più piccoli. “Fino a oggi, i bambini nella prima infanzia sono stati una delle poche fasce d’età non ancora immerse nell’ecosistema dell’AI” spiega la dottoressa Brandom. “Ma con questa ondata di nuovi giocattoli, anche gli anni più neuroplastici e formativi rischiano di essere completamente plasmati dalla presenza dell’intelligenza artificiale”.

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Cosa gli esperti dicono a riguardo e quali precauzioni prendere-sfogliatelleattanasio.it

Secondo la psicologa, il pericolo più grande è quello di compromettere la creatività e l’autonomia di pensiero. “Gli studi mostrano che chi fa uso intenso di assistenti AI tende a impegnarsi meno nella risoluzione autonoma dei problemi. Nei bambini, questo può diventare un ostacolo allo sviluppo di pensiero critico, immaginazione e capacità sociali”.

Il cervello infantile è noto per la sua estrema plasticità, cioè la capacità di modellarsi in risposta agli stimoli. Se questi stimoli diventano prevedibili, programmati e troppo ‘perfetti’, come quelli proposti da un assistente AI, il rischio è che il bambino sviluppi una dipendenza dal feedback facile e sempre positivo, perdendo l’occasione di affrontare i piccoli conflitti, le frustrazioni e le sfide imprevedibili del gioco tra pari.

Tecnologia sì, ma con equilibrio: il consiglio della psicologa ai genitori

Non tutto, però, è da condannare. Alcuni studi mostrano che abilità spaziali e visive potrebbero trarre beneficio da ambienti digitali immersivi. Ma, secondo Brandom, questo vantaggio non compensa la perdita di contatto con il gioco reale. “Più tempo con schermi e giocattoli intelligenti significa meno tempo per interagire davvero con altri bambini, per esplorare, inventare, litigare e fare pace. Tutte esperienze fondamentali per lo sviluppo sociale”.

Il suggerimento della psicologa è chiaro: non demonizzare la tecnologia, ma integrarla con consapevolezza nella vita del bambino. “Incoraggiate vostro figlio a sperimentare sia con i giochi intelligenti che con quelli tradizionali. Fate domande, restate coinvolti, siate presenti nelle sue scoperte. E create occasioni di interazione nel mondo reale, con altri bambini e con la famiglia”.

La questione non riguarda solo i genitori. Coinvolge educatori, aziende e decisori politici. Perché se è vero che l’AI è destinata a restare, è altrettanto vero che il modo in cui la introdurremo nella vita dei bambini farà la differenza tra uno strumento di crescita e un potenziale freno allo sviluppo.

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