Simbolo della tradizione gastronomica locale la piadina romagnola IGP si distingue per varianti territoriali ingredienti genuini e preparazioni artigianali
La piadina romagnola rappresenta un simbolo culinario di straordinaria identità territoriale, strettamente legata alla storia, alla cultura e alle tradizioni della Romagna. Questo prodotto tipico, riconosciuto con la Denominazione di Indicazione Geografica Protetta (IGP) dal 2014, si caratterizza per la sua versatilità, le diverse varianti regionali e la capacità di adattarsi ai gusti contemporanei senza perdere la propria essenza.
La piadina in Romagna: tradizione e varianti territoriali
La Romagna, regione storica e culturale dell’Italia settentrionale, comprende le province di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini e parte della città metropolitana di Bologna, oltre a territori delle Marche e della Toscana, e la Repubblica di San Marino. In questo contesto geografico e culturale, la piadina romagnola si configura come un elemento di forte connotazione locale.
La piadina tradizionale è una sottile focaccia di farina di grano, acqua, sale e grassi (strutto o olio extravergine d’oliva). Viene cotta su una piastra rovente detta testo o teglia, originariamente in terracotta, oggi spesso in ghisa o pietra refrattaria. Nel corso della storia, la piadina ha subito evoluzioni sia negli ingredienti che nella forma, mantenendo però salde le sue radici.
Nella zona del Ravennate e del Forlivese, la piadina è tipicamente più spessa e compatta, con uno spessore che può arrivare fino a 1,5 cm. L’impasto è spesso arricchito con strutto e talvolta latte, ottenendo una consistenza rustica e quasi biscottata, ideale per abbinamenti con salumi, salsiccia e verdure. Invece, nell’area di Rimini e Riccione, la piadina è più sottile e sfogliata, con uno spessore di appena 2-3 millimetri, croccante e facilmente pieghevole, con caratteristiche bolle che si formano durante la cottura.
Tra questi due poli si trovano le varianti di Cervia e Cesenatico, dove l’impasto si fa più morbido e flessibile, e si sperimentano farine alternative, versioni senza glutine e sostituzioni dello strutto con olio d’oliva, rispondendo alle esigenze alimentari contemporanee.
Il valore culturale e gastronomico della piadina romagnola
La piadina non è solo un alimento, ma un vero e proprio gesto di identità romagnola, che si tramanda generazione dopo generazione. La sua preparazione artigianale, la cottura al momento e la farcitura con ingredienti locali la rendono un piatto unico che riflette il territorio e la sua gente. Le farciture tradizionali includono prosciutto crudo, squacquerone, rucola, salsiccia con patate, ma si trovano anche combinazioni più innovative con erbette, sardoncini (alici a scottadito), e verdure stagionali.
Il crescione, o cassone in alcuni dialetti, è una variante derivata dalla piadina: si tratta di una sfoglia sottile ripiegata a mezzaluna e farcita con erbe di campo, formaggi o salumi, che rappresenta un altro capitolo della ricchezza gastronomica romagnola.
La piadina viene consumata sia come accompagnamento ai pasti principali che come cibo da strada, servita in caratteristici chioschi e trattorie, dove la tradizione si mescola alla convivialità.