Non solo cuore e muscoli: l’attività fisica migliora la salute dei reni, anche in dialisi

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Piccoli consigli per chi ha problemi di reni-sfogliatelleattanasio.it

Franco Vallesi

Agosto 3, 2025

L’allenamento contro resistenza migliora infiammazione, muscoli e qualità della vita nei pazienti con malattia renale.

Allenarsi per proteggere i reni: un’associazione che a molti può sembrare inusuale, eppure supportata da dati sempre più solidi. L’attività fisica, e in particolare l’allenamento contro resistenza, è stata recentemente riconosciuta come un supporto concreto per i pazienti affetti da malattia renale cronica, una condizione che colpisce circa il 10% della popolazione mondiale. Non si parla soltanto di miglioramento del tono muscolare o della forma fisica, ma di effetti misurabili a livello infiammatorio, vascolare e metabolico.

Un progetto di dottorato, premiato dal British Journal of Sports Medicine, ha coinvolto oltre mille pazienti ed è riuscito a dimostrare che l’esercizio personalizzato basato sulla resistenza (come il sollevamento pesi in palestra) può attenuare la perdita di massa muscolare e abbassare alcuni marker infiammatori. I benefici osservati sembrano collegati a meccanismi molecolari precisi, come la modulazione dei microRNA — molecole regolatrici coinvolte nella risposta infiammatoria — e all’aumento della proteina Klotho, un biomarcatore associato alla longevità e alla protezione vascolare.

I vantaggi non si fermano al benessere generale: chi segue un programma di esercizio strutturato mostra spesso una migliore qualità della vita e una riduzione del rischio cardiovascolare, particolarmente rilevante in pazienti fragili o anziani. Anche se non esistono ancora prove consolidate sull’effetto dell’attività fisica nel rallentare il declino della funzione renale, i risultati su altri parametri clinici sono sufficienti per riconsiderare seriamente l’inserimento dell’esercizio fisico nei protocolli terapeutici.

Anche chi è in dialisi può trarre beneficio dal movimento

Un dato particolarmente interessante riguarda i pazienti sottoposti a emodialisi, cioè coloro che si trovano nelle fasi più avanzate della malattia renale. Anche in questo contesto, l’allenamento si è rivelato utile nel contrastare la sarcopenia, cioè la progressiva perdita di forza e massa muscolare, e nel ridurre il rischio di mortalità.

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Lo sport potrebbe essere un toccasana-sfogliatelleattanasio.it

Alcuni studi hanno analizzato anche l’allenamento con restrizione del flusso sanguigno, una tecnica che prevede l’applicazione controllata di pressione sulle estremità durante l’esercizio. Questo metodo, più leggero rispetto al classico allenamento con pesi, si è dimostrato altrettanto efficace nel migliorare la forza e la salute muscolare, risultando più accessibile per i soggetti più fragili.

Anche la salute endoteliale, cioè lo stato delle pareti interne dei vasi sanguigni, migliora grazie al movimento, contribuendo così a prevenire complicazioni cardiovascolari molto comuni nei pazienti con danni renali. Si tratta di un beneficio importante, che conferma quanto il corpo sia in grado di rispondere positivamente anche a stimoli fisici moderati, purché costanti e calibrati.

La sfida della prevenzione passa anche dalla palestra

Nonostante i dati raccolti da numerose ricerche, l’inclusione dell’attività fisica all’interno dei piani di trattamento per le nefropatie croniche resta un passo ancora da compiere su larga scala. Una certa reticenza è legata alla percezione di fragilità dei pazienti, soprattutto nelle fasi più avanzate della malattia. Ma come ricorda Pietro Manuel Ferraro, direttore della Scuola di Specializzazione in Nefrologia dell’Università di Verona, i benefici dell’attività fisica interessano tutto lo spettro della malattia, dalla fase iniziale fino alla dialisi.

In un’epoca in cui la popolazione generale e quella con malattie croniche è sempre più anziana, puntare su strategie non farmacologiche efficaci, economiche e a basso rischio è un passo obbligato. Il movimento, se ben strutturato e supervisionato, può essere uno strumento terapeutico tanto quanto un farmaco. Serve però un cambio di mentalità, sia nei pazienti che nei professionisti della salute, per riconoscere all’attività fisica un ruolo centrale nella gestione della malattia renale cronica.

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