Il settore delle bevande a basso e nullo contenuto alcolico cresce in Italia tra innovazione, nuove normative e attenzione dei giovani consumatori verso qualità e sostenibilità
Il settore delle bevande low alcol e no alcol sta vivendo una fase di trasformazione e crescita significativa a livello globale, con l’Italia che si appresta a consolidare la propria posizione grazie a nuove normative e iniziative di produttori e consorzi storici. Il fenomeno, ancora in fase embrionale rispetto al mercato tradizionale, proietta una crescita media annua del 7% entro il 2028 nei principali Paesi mondiali, con gli Stati Uniti e il Brasile in testa per numero di consumatori coinvolti.
Crescita globale del segmento no-low alcol: i dati e le tendenze
Secondo dati aggiornati da IWSR, società londinese specializzata in ricerche di mercato, il mondo delle bevande no alcol ha attratto più di 60 milioni di consumatori tra il 2022 e il 2024, mentre il segmento low alcol conta circa 38 milioni di utenti. Il trend si accompagna a un lieve calo del consumo di bevande ad alta gradazione alcolica, evidenziando un cambiamento culturale verso un consumo più moderato e consapevole. Un dato chiave è che il 30% dei consumatori no-low ha sostituito una bevanda tradizionale con un’alternativa a basso o nullo contenuto alcolico.
Il motivo di questa crescente preferenza non si limita al salutismo o alla moda del bere moderato. Tra i fattori decisivi emergono la qualità del gusto, la varietà e la disponibilità sul mercato, elementi che stanno conquistando soprattutto le generazioni più giovani, come millennial e Gen Z, le quali spaziano tra diverse categorie di bevande analcoliche. Invece, le generazioni più anziane tendono a preferire la birra analcolica.
L’Italia e la sfida della normativa: il ruolo del Ministro Lollobrigida
In Italia, il percorso verso il riconoscimento e la regolamentazione del settore no-low alcol è stato lungo e complesso. Solo nel dicembre 2024 è stato approvato il decreto che permette la produzione di vini dealcolati (con tenore alcolico fino a 0,5%) e parzialmente dealcolati (da 0,5 a circa 8,5-9 gradi), allineandosi così alle normative europee vigenti dal 2021. Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha annunciato l’imminente pubblicazione di decreti applicativi che chiariranno gli aspetti fiscali e doganali del settore, sbloccando così un’importante barriera burocratica che finora aveva frenato lo sviluppo del comparto.
Lollobrigida, in carica dal 2022, ha inoltre promosso progetti innovativi come la realizzazione di apiari sul tetto del ministero per la tutela ambientale, dimostrando attenzione anche agli aspetti ecosostenibili legati alla produzione agricola e vinicola.
Innovazione e qualità: le nuove proposte di vini low alcol made in Italy
Sul fronte produttivo, l’Italia si sta muovendo con decisione. Diverse denominazioni di origine controllata e garantita (DOCG), come il Chianti e il Prosecco Doc, stanno lavorando per proporre versioni a gradazione ridotta, grazie a tecniche di vinificazione innovative e accorgimenti in vigna. Il Chianti Docg, per esempio, è stato rivisitato da Mario Piccini con il progetto Piccini Slim, un vino che riprende le caratteristiche storiche di un Chianti con circa 11% Vol. di alcol, ma con un profilo aromatico fresco e fruttato, ideale anche per un consumo più leggero e quotidiano.
Parallelamente, la linea Eleven propone un rosso e un bianco con gradazione alcolica contenuta a 11% Vol., pensati per un pubblico giovane e dinamico, attento ai valori della sostenibilità e della leggerezza. Questi vini si caratterizzano per aromi di ciliegie, vaniglia e frutti tropicali, con un equilibrio gustativo studiato per accompagnare piatti semplici e momenti conviviali.
Il segreto di questa innovazione risiede anche nella riduzione del residuo zuccherino, che oggi si attesta intorno ai 15-20 grammi per litro, molto inferiore rispetto ai primi vini dealcolati prodotti, e nell’uso di tecnologie di dealcolazione avanzate come evaporazione sottovuoto e filtrazione a membrana, che permettono di conservare qualità e aromi.
Il mercato globale e l’evoluzione dei consumatori
Oltre alla spinta normativa e produttiva, il mercato globale conferma la crescita del settore no-low alcol, con una previsione di raggiungere un valore di 7 miliardi di dollari entro il 2035. Un esempio interessante viene dalla Francia, dove sono nati negozi specializzati in vini analcolici e chef stellati che propongono linee di vini dealcolati su misura, testimoniando come anche nelle tradizionali roccaforti del vino stia affermandosi una nuova cultura del bere.
Il cambiamento degli stili di vita, orientato verso la salute e la consapevolezza, e le nuove abitudini di consumo giovanili – come lo zebra striping, che alterna bevande alcoliche e analcoliche – stanno aprendo spazi inediti per le aziende vinicole italiane, chiamate a giocare la partita della qualità e della varietà sul mercato internazionale.
Il ruolo dei brand è sempre più strategico: oltre metà degli acquirenti di bevande no-low alcol sceglie prodotti di marchi noti, con una crescita della fedeltà soprattutto tra millennial e Gen Z. La sfida futura risiede dunque nella capacità di garantire una gamma diversificata e di qualità, capace di attirare nuovi consumatori senza tradire le radici e il valore del vino italiano tradizionale.